Quando si sente parlare di pastorale vocazionale nel migliore dei casi si pensa a qualcosa assolutamente inutile; in altri casi si intuisce che sia meglio prendere le distanze anche solo dalla parola; altre volte poi, si ha addirittura paura. Queste reazioni nascono da un’ idea sbagliata di vocazione che generalmente ci si è fatti, cioè l’idea che “vocazione” sia una sorta di reclutamento poco volontario di preti e di suore.

Di fatto però, ci si rende conto come il concetto di “vocazione” (senza chiamarlo così) nel suo vero significato di “Chiamata- Risposta” sia presente nel cuore dei giovani e delle giovani molto più di quanto si pensi. Tutti, in diversi momenti ci poniamo delle domande, tutti ci chiediamo cosa fare nella vita! Se da una parte, per qualche tempo riusciamo a non ascoltare la domanda e a formulare la conseguente risposta, la vita e la storia personale di ciascuno, senza troppi scrupoli e senza correttezze formali, ci ripropone la sua inesorabile domanda di senso. “Che cosa sto facendo? Ma soprattutto cosa farò della mia vita?”

I più temerari cercano di rispondere alle proprie domande preventivamente: ci si crea degli schemi o delle scelte preconcette che rimangono scelte teoriche, senz’altro interessanti, ma che non hanno nessuna corrispondenza reale cioè, nel modo in cui sono state pensate non esistono.

Facciamo un esempio. Uno pensa alla sua moglie ideale, alla sua dolce metà e di questa dolce metà se ne è fatto un’ idea ben precisa. Finalmente si innamora della donna che aspettava poi si accorge, con il tempo e conoscendola, che lei non è proprio la sua dolce metà ma l’amaro quarto o l’invadente uno e mezzo. Allora si cambia partner e si cerca sempre quella benedetta metà: qualcuno si arrende e si accontenta, qualcuno non si arrende e non si accontenta, qualcuno poi, finalmente, si accorge che si tratta di amare qualcuno che è altro, che è diverso da sè al quale deve rispondere con il suo amore con tutta la sua vita.

Questa è vocazione: accorgersi dell’altro che è diverso da me che non è un prodotto della mia immaginazione o un’ idea astratta e che mi interpella con la sua presenza. Sentendo il fascino per la sua persona e sentendomi chiamato dal suo amore, gli rispondo.

Così è la vocazione cristiana. E’ rispondere all’amore di Lui che ha condiviso la vita con noi e l’ha offerta per noi. Una presenza che ho riconosciuta ascoltando la Sua Parola, incontrandoLo nei Sacramenti e nei fratelli e servendoLo soprattutto nei più poveri.

E’ nello splendido intrecciarsi di due libertà, la Sua e la nostra, che realizziamo la nostra vita e comprendiamo che la Volontà del Signore su di noi è ciò che noi desideriamo e quando la abbiamo compresa e accolta ci sentiamo a casa.

Tutto questo vale per ogni vocazione anche di speciale consacrazione, che non va esclusa dalle possibilità di realizzazione della nostra felicità.

L’obiettivo della Pastorale vocazionale è di essere memoria e servizio nella nostra Chiesa diocesana di questo fondamentale aspetto della nostra fede: la vocazione. Il desiderio è che la Pastorale vocazionale sia sempre più tenuta in considerazione e faccia sempre più parte della pastorale ordinaria di ogni comunità, perché la pastorale in genere o è vocazionale o non è pastorale, la fede infatti, ci porta sempre ad una risposta concreta e personale.

La strada scelta è quella di dare strumenti, offrire aiuto a giovani e comunità cristiane della nostra Chiesa locale e a quanti abbiano bisogno per far sì che ci si ricordi e senza alcuna paura si faccia presente che per essere cristiani realizzati e soddisfatti è necessario rispondere alla propria vocazione. La preghiera a Colui che ha l’affascinante potere di smuovere i cuori di tutti dovrà accompagnare tutta la nostra attività perché tutto“abbia in Lui l’inizio e in Lui il compimento”.